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parte prima - capitolo iv 157

CAPITOLO IV

De l’accidente comune della qualità delle genti.

Nel secondo loco deve succedere l’accidente della qualitá delle genti; e si dirá questo accidente essere in alcun regno o cittá, quando li abitatori del paese sono di natura industriosi o diligenti e de invenzioni, che non solo traficano nel medesimo loro paese, ma fuora, e discorrono dove e in che modo possano applicare le loro industrie; per le quali senza dubbio abbonderá la cittá d’oro e argento, poiché non solo caveranno denari dall’industrie che si possono fare nel paese proprio, ma di quelle che si possono fare nel paese d’altri. E questo accidente tiene il primo loco in fare abbondare la cittá o regno di monete in particolare piú che in universale. E a questo rispetto Genova sará la prima cittá in Italia, nella quale sia in perfezione questo accidente, per il quale vi sono tanti denari, che in nissuna cittá d’Italia ve ne sono tanti in particulare; e, dopo quella, Fiorenza, e, dopo, Venezia, nella quale, benché vi sia piú trafico che in tutte le cittá d’Italia insieme, nientedimeno a rispetto di questo accidente terrá lo terzo loco. Come, dall’altra parte, la cittá di Napoli sará quella, insieme col suo Regno, dove il predetto accidente non se ritrova, ma vi è tutto il contrario, poiché l’abitatori del paese sono tanto poch’industriosi, che non traficano fuora del loro proprio paese; e non solo non traficano nell’altre province di Europa, come Spagna, Francia, Alemagna e altre, ma neanco nella propria Italia; né fanno l’industrie del paese loro istesso, e in quello vengono a farle gli abitatori d’altri luoghi, principalmente della loro medesima provinzia, come sono genoesi, fiorentini, bergamaschi, veneziani e altri. E, con tutto che vedeno le predette genti far l’industrie nel loro medesimo paese e per quelle arrichirsi, pure non sono di tanto d’imitarli e seguir l’essempio, fatigando nelle proprie case. L’opposito tutto di genoesi, li quali, non contenti dell’industrie che si possono fare nella loro medesima provinzia, dico Italia, giá che nel proprio paese