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196 cause che fanno abbondare li regni d'oro e argento


CAPITOLO VIII

Del hanno fatto dal signore conte d’Olivares sopra il bassare del cambio.

Perché la veritá non è cosí facile da conoscersi eziamdio da loro che discorreno con mezzi debiti, perciò incorse nel medesimo errore, sia detto con buona venia, il conte d’Olivares, indotto dalla prima apparenza di questa ragione, e fe’ pragmatica bassando il cambio; ma dopo, conosciuto meglio e per esperienza e per discorso non esser vero, revocò detta pragmatica. Né è vera la conseguenza che questo, che pare in contrario, confermi la sua opinione, parendoli che fusse conosciuta in parte la veritá; ché la consequenza è in contrario: che, avendosi imaginato conoscerla, accortosi dell’errore, la revocò. Ché senza dubbio, se fusse stato veritá quello che si era conosciuto prima, saria stato facile conoscere appresso quel che vi mancava e il defetto perché non producea quello effetto; e, conosciuto il defetto, il remedio che egli dice, non da uomini che governano regni e hanno li Consegli deputati per consultarsi e se altri ne vogliono, ma da qualsivoglia minimo dottore saria stato conosciuto e provisto del modo che egli dice, e altro.

CAPITOLO IX

Se la provisione o pragmatica predetta di bassare il cambio possea essere impedita da altri prencipi d’Italia.

Il rimedio, che dá al defetto che dice esser stato nella pragmatica del conte d’Olivares, è che la pragmatica debba non solo ordinare limitando il prezzo del cambio che si fa in Regno, ma proibire che non si paghino o esigano le lettere che vengano da fuora se non al prezzo assegnato, acciò faccia regolare tutte l’altre piazze d’Italia nel cambiare con questo Regno. E risponde alla ragione in contrario: — che l’altre piazze d’Italia