Pagina:Economisti del Cinque e Seicento, Laterza, 1913.djvu/229

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parte terza - capitolo iv 219

difforme il prezzo dell’argento statuito in Regno da quello, non dico delle parti lontane della medesima Europa, ma delle vicine, come è dell’Italia medesima, essendo piú valutado l’oro e l’argento in Regno di qualsivoglia parte d’Italia, come si è detto nella prima parte. E per li pertinaci si porta l’esperienza doppia per prova che la moneta di tutta l’Italia vaglia meno nelli Stati propri che in Regno, e all’incontro le monete di Regno vagliono assai piú in Regno che in altri luochi d’Italia, perdendo quasi diece per cento pertutto, e quelle d’Italia avanzando poco meno in Regno: che, portando moneta di Regno o in Roma o in Venezia o Fiorenza, non averá la ragione di grana diece per carlino, ma al piú nove; e all’incontro, portando la moneta di Venezia, Fiorenza, Milano e altri Stati, il scudo d’argento, che pertutto vale lire sette, che sono carlini diece e mezzo, in Napoli si vende undeci e undeci e mezzo al presente; sí che non vi è l’equalitá del prezzo, e pure non genera disordine alcuno.

La seconda: che generaria grosso danno al re, per le grosse entrate che vi tiene, questo succederia quando il re estraesse l’entrate fuora Regno; ma, mentre non l’estrae, anzi ve ne remette piú volte argento, come può generare danno, mentre ha sempre il medesimo, restando in Regno la moneta? E che il remedio non sia sufficiente, perché l’altre cittá d’Italia aguagliariano al peso di queste le loro monete, si risponde che, quando il remedio giovasse, non per la detta ragione si deve lasciare di fare.

Prima, perché questa medesima ragione ostava al suo remedio di sbassare il cambio, e pur consultò che si sbassasse.

Secondo, perché è incerto quel che ha da seguire, e non si deve lasciare il certo per l’incerto, principalmente quando quello incerto, seguendo, non può apportare altro danno, come saria nel caso presente, che, dato che l’altre cittá sbassassero, non vi saria altro pericolo che di stare come stava.

Terzo: la veritá, quale è una in sé, nell’opinione e intelletto delli uomini è diversa, ché alcuno intelletto conoscerá la bugia per veritá e la veritá per bugia, e di questa qualitá abbonda infinitamente il numero, a proporzione di quelli che conoscano la