Pagina:Economisti del Cinque e Seicento, Laterza, 1913.djvu/317

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prima le valevano. E perciò resta il danno solo alla plebe ed all’erario del principe, che tira i suoi dazi ed altre entrate a ragione di tanti soldi, ecc., come si vedrá.

CAPITOLO X

yual effetto produca la proporzione dell’oro all’argento, male osservata nella valutazione delle monete.

Ancorché nel precedente capitolo siasi abbastanza, a mio credere, fatto conoscere che quello, che diciamo «alzamento» delle monete d’oro e d’argento, non è altro, propriamente, che un abbassamento della valuta delle monete inferiori e delle immaginarie; nuUadimeno, per fuggire ogni oscuritá, seguiteremo a chiamarlo «alzamento» od «accrescimento» delle monete istesse. Che però, per quanto molte siano le cause che fanno alzar le monete d’oro e d’argento di prezzo, come s’anderá distintamente mostrando, nulladimeno la proporzione, con cui talora, o per innavvertenza o per altri fini, in alcune zecche sono valutate, è una delle maggiori e che piú evidente ne produce l’effetto. Hanno le monete, cosi dell’uno che dell’altro metallo, due qualitá essenziali, che danno la misura al loro giusto valore. Una è la bontá e finezza del metallo di che son formate, che «valore» e «bontá intrinseca» da alcuni víen detta; e l’altra è il peso, che «valore intrinseco» vien dimandato da certi, sebbene con piú ragione chiamano altri «valore» quello che si potrebbe cavarne, vendendola, non come moneta, ma come tanto peso d’argento di tanta finezza. È estrinseco poi quello che ad essa dá l’autoritá del principe, facendola spendere a un determinato prezzo; ed in questo modo l’intenderemo ancora noi per l’avvenire.

Per quello adunque che tocca alla bontá intrinseca, sará bene di sapere che dicesi oro di 24 caratti quello che non ha alcuna impuritá o mistura d’altro metallo, ma che tutto quanto è vero oro; ma all’incontro, quando egli ha altra mistura,