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ATTO IV. SCENA IV. 119

Voi, ospiti, e voi mie dolci sorelle,
E te, padre, pregar. — Padre, ora sappi
La cagion per che venni. Esule io sono
Dal patrio suol, perchè sul trono avito,
Come d’anni maggior, sedermi io volli.
Eteòcle minor del regno in bando
Cacciommi; nè già vince egli di dritto
O di valor, ma gli animi sovverte
De’ cittadini. E di tai mali, o padre,
Siccome già dai vaticinj appresi,
Solo accagiono il tuo fato nimico.
Quindi ad Argo venuto in mio soccorso
Trassi il suocero Adrasto, e collegati
Meco quanti la terra Apia nutrica
Valorosi nell’arme. Così, mosso
Con sette duci il formidabil campo
Davanti a Tebe, o morirò da forte,
Se il mio morir fia giusto, o i miei nemici
Sterminerò. — Tai cose a te racconte,
La cagione dirò che quì m’addusse.