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ATTO III. SCENA II. 75

Io dalle mie domestiche sventure
Trafitto, la città fuggir volea
Tu nol volesti; e, allora poi che stanco
E sazio del dolore, io dimandava
Di rimanermi, mi cacciasti in bando;
E non mi valse pur l’esser con teco
Nato di un sangue. Ed or che il popol tutto
E tutta la città meco si mostra
Benevola, strappar mi vuoi per forza
Da queste sedi, e con acerbo core
Movi blande parole? E qual diletto
V’ha nel mostrarsi amico a chi nol cura?
Dimmi: se a te chiedente altri negasse
Grazia e soccorso; e quando poi di tutto
Avessi copia, ti porgesse aita
Non accettata qual piacer ne avresti?
Si celano entro tue dolci parole
Malvagi intendimenti. Ora parlare
Voglio aperto a costor perchè sia chiaro
L’iniquo animo tuo. Qua tu venisti,