Pagina:Elementi di economia pubblica.djvu/195

Da Wikisource.

elementi di economia pubblica. 413

tiplicata per il numero delle azioni che va successivamente rappresentando, sarà eguale al valore totale di tutte le azioni e cose prese insieme, se fossero tutte in una volta poste in contrattazione. Dunque uno Stato che avesse la metà meno di danaro di un altro Stato, ma che invece facesse fare quattro giri al suo danaro intanto che l’altro Stato ne facesse solamente due, sarebbe egualmente ricco e forte come questo secondo; anzi, se questo doppiamente danaroso non facesse fare alla sua moneta che un movimento, mentre l’altro metà meno danaroso ne facesse quattro, sarebbe un tale Stato colla metà meno di danaro al doppio ricco dell’altro; perchè cento mila monete in un solo contratto rappresentano cento mila azioni, ma cinquanta mila in quattro contratti ne rappresentano due cento mila. Non è dunque propriamente la quantità assoluta del danaro che forma la ricchezza e prosperità di uno Stato, ma la rapidità e prontezza del suo movimento. Non sono i segni, ma le azioni che formano la forza e la felicità de’ cittadini.

19. Le azioni adunque produttive ed utili debbono eccitarsi l’una l’altra, come le ondulazioni di un fluido messo in moto da qualunque causa impellente; e la quantità de’ segni accresciuta in uno Stato non è utile perchè sia accresciuto il volume e la massa di questi segni, ma perchè durante l’accrescimento fanno crescere il numero di questi movimenti, accelerano i già nati, e nuovi ne producono. Lo stesso dicasi appresso a poco della diminuzione: non è dannosa precisamente come diminuzione, ma perchè una tale diminuzione rallenta ed estingue il numero delle azioni che si producono nella società, non trovandosi pronto e facile l’accostumato danaro a rappresentare i valori delle diverse cose che entrano in contrattazione, e delle azioni che si producono. Se in proporzione della diminuzione si procurasse di accelerare il movimento del danaro diminuito, ossia si trovasse un mezzo di aumentare la circolazione, nissun danno ne verrebbe dalla diminuzione alla società. Mi rincresce di dover passare troppo rapidamente sopra una così bella speculazione, che io sono costretto di lasciare alla sagacità e alla meditazione de’ miei uditori.