Pagina:Elogio della pazzia.djvu/13

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xvi proemio

ad illustratore Giovanni Holbein. Quasi non fosse bastato lo stile d’Erasmo ad eternare la pazzia del secolo, lo aiutò la matita di quel porcellin d’Epicuro (secondo la postilla erasmiana alla caricatura che illustrava quel motto nell’Elogio della Pazzia), di quello svizzero scapigliato, che bevea proprio come uno svizzero; amava le donne come un Mormone, e traeva il riso anche dalla morte. I tipi frateschi, ch’erano già i più bizzarri, sono resi a meraviglia, e pei conventi di Spagna e d’Italia, più remoti dalle grandi vie dell’incivilimento, si trovan ancora gli originali.

I disegni di Holbein noi abbiamo riprodotti a fregio della nostra edizione, condotta sulla milanese del 1819 per Giuseppe Ferrario, emendandola tuttavia in più luoghi; imperocchè come non credemmo rifiutar quella versione, che ha molta disinvoltura e garbo, così reputammo nostro obbligo riscontrarla col testo, riparando agli abbagli del traduttore, e levando gli scandali più clamorosi in fatto di lingua. Similmente delle note tratte così alla grossa dai comentarj del Listrio trascegliemmo, e al bisogno riformammo, le meno inutili.

Noi ci confidiamo che il testo e le caricature piaceranno ancora, e non sembreranno troppo freddate, sebbene le vecchie follìe sieno state sepolte dall’alluvione delle nuove. Mille specchj, nel dramma, nel romanzo, nel giornale, ci mostrano le nostre; ma i loro principj sono nel secolo del Risorgimento; nel secolo della metamorfosi o meglio della metempsicosi dell’incivilimento europeo.

Carlo Téoli.