Pagina:Elogio della pazzia.djvu/98

Da Wikisource.

della pazzia 85

secoli, gli anni, i mesi, le settimane, i giorni, le ore del purgatorio. Un’altra specie di stravaganti sono coloro, i quali confidando in certi piccoli segni esteriori di divozione, in certe filastrocche, in certe orazioncelle inventate da qualche pio impostore per suo divertimento, oppure per interesse, si tengono sicuri di godere una inalterabile felicità, di acquistarsi ricchezze, di ottenere onori, di soddisfare a certi loro piaceri, di mantenersi bene, di conservarsi ani, di vivere lungamente, e di condurre una robusta vecchiaia. Ma questo non basta; sperano ancora di occupare in paradiso un posto distinto, con questa sola condizione però, che non abbiano a passare tra i beati, se non più tardi che sia possibile. Pensano essi d’esser a tempo a volare tra le ineffabili ed eterne delizie del cielo, quando siano abbandonati dai beni della terra, a cui sono attaccati con tutto il cuore.

Persuaso dei perdoni e delle indulgenze, un negoziante, un militare, un giudice non ha che a gettare una piccola moneta sopra un vassoio, ed eccolo mondo e netto da tante rapine come quando è uscito del fonte battesimale. Tanti spergiuri, tante impurità, tante ubbriachezze, tante risse, tanti assassinj, tante imposture, tante perfidie, tanti tradimenti, in una parola tutti i delitti, si redimono con un poco di danaro; e si redimono così bene, che si crede di poter tornare da capo a commettere ogni sorta di scelleratezze. Chi mai ha veduto uomini più stolti, o per meglio dire più felici di que’ divoti, che credonsi di entrare infallibilmente nel regno dei cieli recitando ogni giorno sette non so quali versetti dei salmi penitenziali? Eppure fu un demonio, quello che ha fatta sì bella scoperta; ma un demonio sciocco, che avea più vanità che talento: im-