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40 Eminescu


Per la pianura deserta ora egli vede un fanciulletto scalzo
che cerca raccogliere insieme una frotta d’anitróccoi.

— Buon giorno, bambino! — Buon giorno, ardito straniero!»
160— Come ti chiami, bambino? — «Come mio padre: Călin!

La mamma talvolta mi dice s’io le domando di chi son figlio:
Tuo padre è il bel Vampiro e si chiama Călin.

Quand’egli ciò ascolta, egli solo sa quello che soffre,
giacché il bimbo dagli anitroccoli è il suo bimbo in persona.

165Entra allora nella capanna, e, sul coperchio d’una cassapanca
accende con un tizzone un moccolo rosso in un coccio.

Si cocşvan sul focolare grigio due schiacciate sotto la cenere,
una pantofola giace sotto il letto e un’altra dietro l’uscio;

tutto ruggine e ammaccature giace nella polvere il macinino,
170nell’alcova il gatto fa le fusa e si lava con le zampe un orecchio.

Sotto l'icona affumicata di un santo colla mitria,
palpita nella lampada una fiammella piccola come un seme di papavero;

sulla mensola dell’icona basilico e menta secca
empion la stanza oscura di un aroma pungente;

sul forno intonacato d’argilla e sulle pareti in rovina
175il bambino ha disegnato, con un carbone nella mano sagace,

porcellini dalla coda come un viticcio e quattro stecchi al posto delle zampe,
quali si conviene d’avere a un porcellino perbene;

un’impannata chiude, al posto dei vetri, il finestrino
180e una piega floscia e giallastra l’attraversa nel mezzo.

Su d’un letto di rozze tavole dorme la giovine sposa
nella lugubre tenebra, col volto verso la finestra.

Egli siede accanto a lei, la fronte colla mano le sfiora,
la carezza tristemente, e, sospirando, la chiama con dolci nomi.