Pagina:Eminescu - Poesie, 1927.djvu/216

Da Wikisource.
138 Appendice

  non si può: chiudon la via
5gli stranieri. Insino al mare
  dall’Hotin non si può andare.
Dalla Vatra alla Boiana
  roso ha il tarlo l’avellana;
succhian sangue gli stranieri
  10si che più non sei qual eri.
Su pel monte, giù a la valle,
  lo stranier s’è aperto il calle.
Da Sacele a Satenare
  per sentieri altri passare,
15fuor dei suoi, giammai non lice:
  oh, Romen tristo e infelice,
come il granchio, va a sghimbescio!
  Il raccolto va a rovescio;
nè l’autunno vien per lui,
  20nè l’estate vien per lui:
nella patria egli è straniere!
  L’inimico a schiere a schiere
vien da Torre a Dorochoi
  e si pianta in mezzo a noi.
25Com’ei vien per ferrovia,
  gli uccelletti volan via;
del cristian resta vicino
  l’uscio l’ombra dello spino!
Ahi, la terra scopre il seno!
  30Cade il bosco (del romeno
gran fratello) della scure
  sotto i colpi, e le sue pure
polle d’acqua va seccando,
  miserando in miserando
35tenitoro. Chi gli estrani
  invitò, mangingli i cani
l’atro cuor, gli porti via
  figli e ben la carestia,
40e la rea sterilità.
  O Stefano, Maëstà,