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Introduzione xxxv

Schopenhauer, che sul suo tavolino occupavano il posto d’onore, non mancava mai qualche volume delle poesie del Lenau, il poeta preferito di Eminescu. Non bisogna però credere che solo la letteratura tedesca originale lo interessasse. Tutti sanno come poche letterature possano come la tedesca vantare un’altrettale ricchezza di ottime traduzioni da ogni sorta di lingue ed Eminescu ne approfittò per informarsi intorno ai capolavori, soprattutto poetici, delle letterature più disparate. Lesse soprattutto moltissime traduzioni dal persiano e dal sanscrito (il Râmâyana, il Mahâbhârata, Çakuntalâ, le poesie del poeta persiano Hafis), si appassionò al Buddismo, sì che in un certo periodo della sua vita non la finiva mai di tesser le lodi di Buddha Sakiamuni e del Nirvana.

Esistevano a quell’epoca in Vienna due Società studentesche rumene che rivaleggiavano tra loro e si davano un gran da fare per accaparrarsi gli elementi migliori: la «Rumania» e la «Società Scientifico-Letteraria.» Eminescu e il gran novelliere Slavici, furono iscritti nella seconda di esse a loro insaputa. Vi rimasero perchè vi si trovarono bene ed anche perchè gli amici avevan già pagata per loro la tassa d’iscrizione. Col



    cui organo erano le Convorbiri Literare (Conversazioni Letterarie), ed anima il Maiorescu poi professore di storia della filosofia all’Università di Bucarest, celebre critico ed uomo di Stato, morto durante la guerra. Sulla «Junimea» possediamo anche i Ricordi di Gh. Panu, molto più coloriti e vivaci, ma qua e là troppo personali. Così le due opere si completano a vicenda e rendono possibile una storia di quella corrente di cultura, levata al cielo dagli uni, acerbamente criticata dagli altri, ma che indubbiamente introdusse una certa serietà nella critica letteraria, se pure, a conti fatti, fu un tentativo fallito di acclimatare in Rumania la cultura tedesca, interrompendo lo sviluppo naturale di quella nazionale e contribuendo, per reazione, a far si che si desse anima e corpo in braccio a quella francese, dopo averla violentemente allontanata dalla cultura classica, che ancor giace del colpo che il Maiorescu le diede.