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Pagina:Emma Ivon - quattro milioni, Sommaruga, Roma, 1883.djvu/150

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dir nè uno nè due, gettò il fascette dei biglietti sulle brace ardenti del franklin, prese le molle in fretta, ne spiegazzò qualcuno nelle fiamme, perchè il duca, vedendo e non vedendo, credesse proprio che fossero i suoi biglietti da mille, mentre non erano che quelli della banca dei complimenti. Delpardo era rimasto impassibile dinanzi alla distruzione delle sue trentamila lire; ma guardando quella donna che si mestava così eroicamente disinteressata, gli erano venuti i lucciconi e aveva sclamato: - Ida, voi siete degna di portar il mio nome e lo stemma de’ miei antenati, e io vi amo più della mia vita. - Poi, sedutosi accanto a lei, aggiunse:

Tu sai, Ida, che io sono figlio di famiglia, e che nè mio padre, nè mia madre, non mi darebbero il consenso... ma...

— Ah perdono, perdono! - interruppe lo Spagnuolo - io sono pronto a credere a tutto il resto, ma questa parte ha un piccolo difetto...

— Cioè?

Quello di essere impossibile più ancora che inverosimile.

— E perchè?

— Perchè il duca è ammogliato.

— Oh diamine! - sclamò il procuratore del Re, che non ne sapeva nulla.