Pagina:Emma Ivon - quattro milioni, Sommaruga, Roma, 1883.djvu/153

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avevano aspettato fino a quella sera a condolersi, gli altri non si credettero nè in diritto nè in obbligo di movergliene parola, Raimondo andava a trovare la Ida quasi tutti i giorni al Cellulare. Essa aveva parlato a Raimondo della visita di sua eccellenza il grande di Spagna, e il duca si trovò in dovere, vedendolo, di ringraziarlo, non tanto della visita in sè stessa, quanto delle parole molto cortesi ch’egli le aveva indirizzate.

Gonzalo non poteva sperar di più.

— Ma sapete, duca - diss’egli - che io ammiro la vostra moderazione?

— Perchè?

— Perchè il procuratore stesso mi disse che voi sareste stato il testimonio a maggior difesa.

— Eh, caro marchese - disse Raimondo colla sua solita compostezza, che a Firenze chiamerebbero fiaccona - le sono cose che non si vedono che nel felice regno d’Italia, dopo che è cominciata la gran riparazione!

— Io - notò don Gonzalo - come studioso delle legislazioni comparate e delle procedure penali, ero appunto curiosissimo di vedere che diamine potesse dire il signor procuratore del re, quando voi, pel primo, voi che dovreste essere il maggior danneggiato, gli aveste fatto