Pagina:Emma Ivon - quattro milioni, Sommaruga, Roma, 1883.djvu/279

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Se non che, un giorno, mio padre mutò assolutamente d’idea verso di me. Egli aveva talvolta un contegno strano, misteriosissimo, inconcepibile. Egli volle che io ridiventassi donna, e il più donna che mi fosse possibile.

Delle arti femminili io non conoscevo che un poco di musica e di canto; ma in quanto a ricamare, a cucire e far altri lavori femminili, assolutamente nulla. Ero così indietro, che quando egli mi pregò di fargli una borsa pel tabacco, non volendo ingannarlo commettendola a Varsavia, lo feci ridere per una settimana del mio lavoro che era riuscito uno sconcio.

C’era, come dissi, nel modo con cui mi trattava mio padre, qualche cosa di segreto e di tenebroso. A volta a volta egli mi adorava, poi non mi voleva più vedere per più giorni.

Anche nella sua vita c’era del fosco. Spesso stava assente dal castello per più giorni e nessuno sapeva indicarmi dove egli andasse.

Una volta, che io gli parlai di mia madre, lo vidi scoppiar in lagrime e mi baciò passionatamente. Egli aveva nella sua camera da letto una specie di altare, dove il ritratto di mia madre stava al posto in cui ci avrebbe dovuto essere quello della Madonna. Ma dopo che io compii i sedici anni, quell’altare scomparve.