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quale la S. Sede liberava da ogni peccato coloro che acquistavano beni dal Governo piemontese, purché si obbligassero a rivenderli al prezzo di costo al Governo pontificio quando fosse restaurato.

Questo documento portava in calce il sigillo della Congregazione dei Vescovi e la firma del presidente di essa.

Cosi, per dirne una, la tenuta di Montalto fu comprata dal duca don Pio Grazioli, che già l’aveva in affitto, e molti altri devoti comprarono il rimanente dei beni messi all’asta. I compratori furono 136 romani, e della provincia, appartenenti alla religione cattolica, 5 israeliti e 18 fra italiani delle altre provincie e forestieri. Fra gli acquirenti i Santa Fiora, i Lovatelli, i Gori-Mazzoleni, i Corbò, i Montani, Ferrigni, Spinetti, Sottovia ecc. L’interesse, questa molla potentissima, era in giuoco, ed è ben naturale che dinanzi a lui, in un secolo calcolatore e banchiere, tacessero i sentimenti.

Ma non da queste vendite, non dalle lotte dei partiti si rivelava il progresso vero, indiscutibile che Roma aveva fatto in quattro anni, ma dal bisogno di spargere l’insegnamento, nella nobile gara per creare istituti e biblioteche e centri di cultura.

Il conte Guido di Carpegna si ribellò appena il sindaco Pianciani propose di togliere 300,000 lire alle scuole, che erano opera sua; 103 studenti dell’università vaticana, chiedono di dare gli esami di licenza liceale «all’Ennio Quirino Visconti»; il Cantelli studia di fondare un nuovo Ginnasio-Liceo, il Bonghi crea un Museo Didattico con tutto il materiale scolastico e i libri raccolti durante il suo soggiorno e Vienna, al tempo dell’esposizione; Domenico Berti, coadiuvato da 50 fra senatori e deputati, fonda presso la Scuola Superiore Femminile una associazione per l’istruzione scientifica, letteraria e morale della donna, si istituisce il convitto Provinciale, e Felicita Morandi riordina l’Ospizio di Termini; si crea il Museo Agrario, si ridesta la vita scientifica alla Università e si dà assetto con criterii moderni alle biblioteche Angelica, Casanatense e Vallicelliana, mentre si studia di crearne una nuova per i nuovi quartieri della città.

A tutto questo fecondo lavoro che prepara la nuova vita dell’intelletto, non rimane estranea la popolazione. La Scuola Superiore Femminile è frequentata da gran numero di ragazze della ricca borghesia, e la premiazione è una lieta festa e una bella ricompensa per la direttrice Erminia Fusinato; la Scuola Normale prospera pure; da poco più di 1000, in quattro anni gli alunni delle scuole municipali salgono a 14.000; i concerti si cambiano in feste dell’arte, le esposizioni di pittura e scultura sono visitate da moltissima gente, e il Museo Artistico Industriale, creato per le premure del principe Odescalchi e arricchito dai doni di tanti incoraggiatori, è salutato con plauso generale; il numero dei frequentatori delle biblioteche cresce a dismisura. Ecco il vero risveglio di Roma, ecco il vero risultato ottenuto in quattro anni di libertà.

E più l’interessamento della popolazione era rivolto a nobili scopi, e più diminuivano le gare meschine e gli attriti di partiti. Poche e insignificanti le dimostrazioni e controdimostrazioni al Vaticano, benchè in giugno il Papa assistesse da una delle gallerie di San Pietro a una funzione, e dopo si facesse vedere a una finestra del suo quartiere.

I clericali avevano preso il vezzo delle controdimostrazioni. Appena le bandiere sventolavano e la città e soprattutto il Trastevere illuminava le case, essi andavano al Vaticano, ma il popolo non ci badava più, sicuro ormai della sua indipendenza, e lasciavali fare. Questo avvenne anche per il 20 settembre, quando a cura della Guardia Nazionale furono poste alla Porta Pia le due lapidi con i nomi dei morti del 1870.

Lo scioglimento della Camera fu decretato il 20 settembre, ma il decreto venne pubblicato soltanto il 3 ottobre. La Destra entrava nel periodo elettorale sfibrata, il Governo senza forza mo-