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nato nel partecipare la risposta fatta da Vittorio Emanuele alla deputazione che gli recava gli augurii, non seppe trattenere il pianto.

Dopo i funerali, alla distanza di due giorni, vi fu la seduta reale per il giuramento di Umberto I.

Il Principe Imperiale di Germania, che doveva partire, rimase per assistere alla solenne seduta e accompagnò a Montecitorio la Regina d’Italia e la Regina di Portogallo, insieme con l’Arciduca Ranieri, col Principe di Baden e col maresciallo Canrobert.

Alle 2 precise giunse il Re Umberto, accompagnato dal Duca d’Aosta e dal Principe di Carignano e fu ricevuto alla porta del palazzo dalla deputazione delle due Presidenze. Applausi lunghi salutarono il suo apparire nell’aula, come avevano salutato l’arrivo della Regina.

S. M. il Re prese posto sul trono avendo a destra il duca d’Aosta, a sinistra il principe di Carignano. Dirimpetto al trono c’era un banco speciale per la presidenza del Senato e della Camera. S. E. il Ministro dell’interno, dopo aver preso gli ordini da S. M. il Re, invitò i signori Senatori e i signori Deputati a sedere.

Allora S. E. il Ministro di grazia e giustizia annunziò che i due rami del Parlamento erano riuniti per presenziare il giuramento che Sua Maestà il Re Umberto, salendo al trono, doveva fare in conformità dell’art. 22 dello Statuto del Regno.

Sua Maestà il Re si alzò in piedi. I Deputati e i Senatori fecero altrettanto. Quindi S. M., con voce chiara e vibrata, giurò secondo la formola seguente:

«In presenza di Dio ed innanzi alla Nazione giuro di osservare lo Statuto, di esercitare l’autorità reale in virtù delle leggi e conformemente alle medesime, di far render giustizia a ciascuno secondo il suo diritto, di regolarmi in ogni atto del mio regno col solo scopo dell’interesse, della prosperità e dell’onore della patria».

Applausi prolungati accolsero il giuramento del Re.

Frattanto S. E. il Ministro di grazia e giustizia presentò al Re tre pergamene, su ciascuna delle quali era trascritto il giuramento, perchè le firmasse. Una di esse doveva rimanere negli archivi della Corte, una negli archivi della Camera e una in quelli del Senato.

Dipoi giurarono i Senatori e Deputati; dei primi fece l’appello il Ministro di grazia e giustizia, dei secondi il Ministro dell’interno.

I Deputati presenti erano in numero di 450 e i senatori circa 180. Finita la cerimonia del giuramento, il Re lesse il seguente discorso:


«Signori Senatori, Signori Deputati,

«Le parole che nei primi momenti di dolore diressi al mio popolo, vengo ora a ripeterle ai suoi rappresentanti.

«Io mi sento incoraggiato a riprendere i doveri della vita dal vedere come il lutto della mia casa abbia trovato un’eco sincera in ogni parte del nostro paese, come la benedetta memoria del Re liberatore abbia fatto di tutte le famiglie italiane una sola famiglia. (Applausi prolungati).

«Tanta unanimità di affetti su di grande lenimento al cuore della mia diletta consorte, la Regina Margherita, la quale educherà il nostro amatissimo figlio ai gloriosi esempi del suo grande avo. (Triplice salva d’applausi. Grida di viva la Regina Margherita).

«Nè meno confortevoli ci sono stati nell’improvviso lutto, il compianto di tutta l’Europa, il concorso d’Augusti Principi e d’illustri personaggi stranieri, che crebbero solennità e significanza agli onori resi al nostro Primo Re nella Capitale del Regno. (Applausi).

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