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«Il Santo Padre conserva tuttora le facoltà della mente, e fa capire come gli dolga di non potere esprimere verbalmente le proprie idee. L’eminentissimo Bilio gli domanda che benedica tutto il Sacro Collegio dei Cardinali, e Sua Santità leva la mano e benedice.

«Ma in sulle 3 e 40 la cianosi avanza dalla superficie verso in centro, gli occhi cominciano a velarsi e...l’agonia incomincia.

«E qui manca la lena per descrivere lo spettacolo straziante che nelle due lunghissime ore che essa è durata hanno presentato quelle sale, tutte piene della presenza del Santo Pontefice, mute spettatrici dei suoi dolori, testimoni delle sue diuturne ed ardenti preghiere.

«Non pareva possibile che una tanta vita stesse per ispegnersi.

«Le più sante parole di conforto erano prodigate all’orecchio del moribondo dai cardinali assistenti, le preci si alternavano con le preci, e tutto il tesoro delle divine misericordie era invocato sul capo dell’amatissimo Padre, che stava per lasciare derelitti su questa terra i suoi amorosi figliuoli.

«Nelle anticamere si affollavano moltissime persone cui era stato consentito l’ingresso, e che genuflesse al suolo e piangenti invocavano la divina pietà..

«Ma il momento fatale si avvicinava a gran passi. Nella camera del Santo Padre, misto alle devote aspirazioni, s’udiva il singhiozzare sommesso degli astanti, che faceva lugubre accompagno al respiro breve e morente del Pontefice Sommo.

«Alle 3 e mezza il cardinale Bilio incominciava a recitare i misteri dolorosi, cui affannosamente rispondevano i presenti. Ma nello incominciare del quarto mistero, quelli che più d’appresso circondavano il letto del Pontefice sorgono in piedi, il rantolo va cessando, l’ultima lagrima appare sul ciglio del Padre comune dei fedeli, le parole dell’assoluzione sono ripetute ad alta voce accompag nate dall’orologio che batte l’ora della salutazione angelica. A quel suono, quasi fosse l’invito di Colei che Pio IX proclamò Immacolata, dalle labbra del Pontefice esce coll’ultimo sospiro, la sua ani ma bella e immortale!.

«Quale supremo momento!

«Il cardinale penitenziere maggiore pronuncia con voce grave, velata dalla commozione, il Requiem aeternam dona ei, Domine; a queste parole nessuno più regge la piena dell’affanno, che trabocca dal cuore. Il pianto viene abbondantissimamente sugli occhi di tutti, e tutti, cardinali, prelati, guardie e famigliari, si precipitano, s’incalzano, per baciare ancora quella mano che li avea tante volte benedetti, quella mano che avea sparso dovunque la consolazione, che non s’era mai abbreviata nelle grandi come nelle umili cose».

Pio IX, che aveva voluto durante il suo lungo pontificato udir sempre applausi e gridi di ammirazione, sia eccitando il sentimento nazionale degli Italiani, sia atteggiandosi a vittima e martire di quel sentimento trionfante, suscitato soprattutto da lui, moriva in momento opportuno per il papato, prima cioè che nei cattolici illuminati venisse meno la credenza che il potere temporale fosse necessario al Papa per governare la chiesa, e prima che questa, par un improvvido governo, perdesse autorità sulle masse.

Quando Pio IX, volontariamente chiuso in Vaticano, scoccava tutti i suoi fulmini contro il nuovo Regno d’Italia, e combatteva una guerra continua contro lo spirito moderno, facevalo non con quella ponderatezza che rivela un piano prestabilito e una meta fissa, ma a scatti e obbedendo agli impulsi di una indole mobilissima e soggetta alle impressioni. Quando dava tanto incremento alla superstizione a danno della religione vera, e sminuiva il culto di Dio e di Gesù con l’adora-