Pagina:Emma Perodi - Roma italiana, 1870-1895.djvu/287

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Un altro istituto di beneficenza sorse in quel tempo a Roma; alludo allo stabilimento del padre Sempliciano, che ha sempre acquistato maggiore importanza ed ora è uno dei più provvidi della città.

I lavori non avevano avuto molto impulso in quell’anno e non potevano averne per colpa del Concorso Governativo, che tardava tanto. Però furono quasi terminati quelli della Porta del Popolo, fatti i marciapiedi al Macao, espropriate alcune case intorno a Panisperna per il nuovo Orto Botanico.

Sulla Porta del Popolo furono collocate queste due lapidi.

anno mdccclxxx
restitutae libertatis x
turribus utrinque deletis
frons producta instaurata



s. p. q. r.
urbe italiae vindicata
incolis feliciter anelis
geminos fornices condidit

Uno degli avvenimenti di quell’anno lu l’arrivo di monsignor Massaia, l’apostolo delle missioni africane, il coraggioso cappuccino, che aveva soggiornato per più di trent’anni nell’infausto paese, ove tanti europei hanno lasciato la vita. L’anno prima, nel giugno, monsignor Massaia che era amico del re Menelik e serviva d’intermediario fra quel sovrano e i principi curopei, era stato chiamato improvvisamente da re Giovanni in Abissinia. Quel fortunato guerriero aveva reso vassallo anche il re dello Scioa e allontanava da lui anche il Massaia, che fu inviato insieme con i suoi ai confini con proibizione espressa di mai più tornare indietro, pena la vita. Il missionario provò un gran dolore, vedendo troncata da re Giovanni l’opera che eragli costata la parte migliore della sua esistenza, ma dovette rassegnarsi, e dopo un soggiorno in Egitto tornò in Italia e giunto a Roma andò subito alla Rufinella, presso Frascati. In quel luogo andarono il Baratieri e il ministro Villa a portargli la croce di cavaliere. Da ciò nacque un gran pettegolezzo, perchè monsignor Massaia la rifiuto, e si disse che il rifiuto era stato sgarbatissimo e il missionario avevalo motivato citando i cattivi procedimenti del Governo contro Propaganda Fide. Pare invece che egli solamente avesse fatto osservare che il suo abito di cappuccino non gli permetteva di portare decorazioni.

In autunno fecero breve dimora a Roma anche i sovrani di Grecia, che avevano peregrinato in quasi tutte le Corti di Europa per render favorevoli i Governi alla causa ellenica. Abitavano all’albergo del Quirinale e furono cortesemente accolti, ma non partirono soddisfatti di ciò che avevano ottenuto.

Sul finire dell’anno vennero pure per trattenersi tutto l’inverno i granduchi Sergio e Paolo di Russia. Essi abitavano la villa Sciarra al Gianicolo e il loro seguito l’altra già Spada e allora Wedekind.

La villa Sciarra era addobbata semplicemente. I due fratelli avevano sale da studio separate, ma comune la sala di ricevimento e la camera da letto. La baronessa d’Uxkull aveva diretto l’ad-