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Banco di Napoli. Egli non aveva assistito alla seduta della Commissione di sconto e fino dal giorno 7 erasi fatto dare due milioni e mezzo dal cassiere. Fu telegrafato al comm. Consiglio a Napoli, il quale giunse subito, e in serata vennero arrestati il cassiere e il contabile.

Il vecchio Cuciniello aveva fama di uomo integro e di accorto tutelatore degli interessi dell’istituto che rappresentava a Roma; si sapeva che non sfoggiava lusso di sorta e che nessuno meglio di lui era capace di negare favori, cosicchè non si riusciva a spiegare quel vuoto e quella fuga.

Ma quello era il tempo delle sorprese, e si può dire che dopo ventiquattr’ore del Cucciniello nessuno si occupasse più, per parlare solamente dell’arresto del Governatore e del Cassiere della Banca Romana.

Da alcuni giorni si diceva in città essersi scoperto che la Banca Romana aveva per 64 milioni di circolazione abusiva, che vi erano conti correnti fittizi e mille altre irregolarità, ma il pubblico non si aspettava mai che il sor Bernardo, come il Tanlongo era generalmente chiamato a Roma, l’uomo ricco, potentissimo e noto per la sua avarizia potesse esser tradotto in carcere. Eppure in seguito a un primo rapporto del comm. Martuscelli sulla contabilità della Banca, il sor Bernardo fu arrestato la mattina alle 8, nel suo gabinetto alla Banca Romana. Di lì fu ricondotto a casa sua, in piazza Cairoli, ove venne operata una perquisizione minuziosa. Egli doveva esser tradotto nel nuovo carcere di Regina Coeli, ma era così malato che fu lasciato in casa, sotto la custodia dei carabinieri; in prigione andò soltanto il comm. Cesare Lazzaroni. Anche a lui era stata fatta in casa una perquisizione.

Mentre a Roma avvenivano questi fatti, a Parigi era nel suo apogeo lo scandalo del Panama, e i romani chiamavano ciò che avveniva qui il piccolo Panama, o il Panamino e nei giornali, non tanto dalla capitale, quanto in quelli provincia, si facevano i nomi degli uomini politici, che avevano ottenuto sovvenzioni dalla Banca Romana in cambio di favori.

Il giorno 22, verso le 5 di sera, il comm. Cucciniello fu arrestato in via Gregoriana vestito da prete, mentre stava per lasciare Roma. Egli era in casa della signora Hadin, vedova Marchese, e la figlia di lei aveva procurato al commendatore gli abiti da prete per favorirne la fuga. In dosso gli furono trovate alcune migliaia di lire, ma ben poche in confronto della somma che aveva preso il giorno 7.

Non v’era persona che non s’impensierisse di questa serie di fatti e degli altri che sarebbero avvenuti al riaprirsi della Camera, ove certo dai banchi della opposizione avrebbero insistito sulla inchiesta parlamentare. Soltanto degli scandali bancari si parlava in quel volger di tempo a Roma e se ne occupò anche il Consiglio Comunale.

Intanto ad alimentare le ansie dei cittadini aggiungevasi la domanda di moratoria inoltrata dal banco Guerrini.

Il 24 il comm. Tanlongo veniva tradotto di pieno giorno alle carceri di Regina Coeli e il popolino di piazza Cairoli e di Santa Dorotea in Trastevere, vedendo passare il Governatore della Banca Romana nella sua carrozza, guardato dai carabinieri, fecegli una dimostrazione tutt’altro che simpatica, che all’affranto vecchio si sarebbe potuta risparmiare, traducendolo in prigione nelle prime ore della mattina, o durante la sera.

Sotto l’impressione di questo fatto la Camera ricominciò il 25 gennaio a tener sedute, e il presidente del Consiglio, bersagliato da interrogazioni sulla questione bancaria, dichiarò di esser pronto a rispondere subito, e respinse l’inchiesta parlamentare, che si voleva da ogni parte.

Il 27 un nuovo arresto commosse la città. Il comm. Antonio Monzilli, l’intelligentissimo