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Una viva agitazione destò nei partiti estremi lo scioglimento del «Partito dei lavoratori» del «Circolo 9 febbraio» e delle associazioni sovversive che avevano fatto adesione al programma compilato sulle deliberazioni del Congresso di Reggio Emilia, fondandosi sulla lotta di classe e sulla necessità dell’azione extra-legale.

In tutto furono disciolti 271 circoli, e a Milano solamente 53, e appunto in quella città le proteste furono più vive che altrove, e i deputati dell’estrema sinistra, con maggior veemenza che mai, si prepararono ad attaccare il Ministero, alla riapertura della Camera.

Il 3 dicembre il Re inaugurò la 24 sessione della XVIII legislatura e nel discorso che pronunziò in quella occasione disse che l’anno era sorto fra le incertezze e le diffidenze, ma che grazie al buon senso del popolo e alla saggezza del Parlamento, la sicurezza era rinata negli animi.

Subito dopo aperta la Camera venne in discussione l’interpellanza dell’on. Colajanni sulla convenienza di prendere provvedimenti di fronte a quei cittadini che avevano dichiarato possedere documenti importanti che riguardavano l’amministrazione della giustizia e la vita politica e morale italiana. L’interpellanza era motivata dalle lettere del Giolitti ai suoi elettori, e l’ex-presidente del Consiglio assisteva alla seduta. L’on. Crispi, dichiarò che si rimetteva alla coscienza dei possessori dei documenti e alla magistratura.

I risentimenti contro il capo del Governo scoppiarono sui banchi della estrema sinistra in seguito a questa dichiarazione. L’on. Prampolini gridò, rivolto ai ministri: «Siete indegni di sedere a quel posto». L’on. Miceli prese le difese del Crispi urlando: «Siete vermi usciti dalla terra; che cosa avete fatto per il vostro paese?» L’Engel ribatté che i vermi roditori erano quelli che avevano divorato il patrimonio della Banca Romana, e l’on. Prampolini si mise a sbraitare che loro erano persone oneste.

Si capì da quella seduta tempestosa che la Camera era difficile potesse rimanere adunata.

L’on. Giolitti il giorno il presentò il plico dei documenti al presidente, che non volle accettarlo. Fu accolta una proposta Coppino-Cavallotti, la quale stabiliva che fossero eletti 5 deputati per scegliere i documenti politici da quelli personali e che dovessero subito riferirne alla Camera. La commissione dei 5 fu composta degli onorevoli Carmine, Cavallotti, Chiaradia, Cibrario e Damiani.

Dopo la seduta del giorno 11 l’on. Biancheri si dimise da presidente della Carnera. Il famoso plico fu una vera mistificazione. Si ordinò la stampa immediata dei documenti e se ne voleva l’immediata discussione. La Camera non accettò questa proposta, e votò, su una mozione dell’on. Guicciardini che la discussione avesse luogo il giorno successivo, ma le sessioni della Camera e del Senato furono prorogate prima che quella discussione avesse luogo.

La commissione del Senato, alla quale era stato trasmesso il plico Giolitti, deliberò all’unanimità di non tenerne alcun conto, non potendo aver valore di documenti gli appunti di qualche funzionario subalterno di pubblica sicurezza, e così terminò la sessione parlamentare fra le proteste dei giornali d’opposizione.

In mezzo a tante agitazioni dolorose era venuta dall’Africa in autunno la lieta notizia della presa di Kassala e il Re aveva creato in quella occasione il general Baratieri commendatore dell’ordine di Savoia, e il general Arimondi ed altri ufficiali, cavalieri.

Un avvenimento che commosse profondamente Roma in novembre, fu l’uccisione di Suor Agostina, monaca dell’ospedale di Santo Spirito. L’uccisore era un certo Bruni, malato di tubercolosi, uomo feroce, contro il quale si levò un grido d’indignazione in tutta la città. Il trasporto della povera suora, fu uno dei più belli e commoventi che si siano mai veduti a Roma.