Pagina:Eneide (Caro).djvu/223

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182 l’eneide. [795-819]

795Fatti de le nocive erbe novelle,
Che per punti di luna e con la falce
D’incantato metallo eran segate.
Si fe venir la malïosa carne
Che de la fronte al tenero pulledro
800Con l’amor de la madre si divelle.
Essa stessa regina il farro e ’l sale
Con le man pie sovr’agli altari impone,
E d’un piè scalza e di tutt’altro sciolta,
Solo accinta a morir, per testimoni
805Chiama li Dei. Protestasi a le stelle
Del suo fato consorti: e s’alcun nume
Mira agli afflitti e sfortunati amanti,
Questo prega e scongiura che ragione
E ricordo ne tenga, e ne gli caglia.
     810Era la notte; e già di mezzo il corso
Cadean le stelle; onde la terra e ’l mare,
Le selve, i monti e le campagne tutte,
E tutti gli animali, i bruti e i pesci
E i volanti e i serpenti, e ciò che vive
815Avea da ciò che la lor vita affanna
Tregua, silenzio, oblio, sonno e riposo.
Ma non Dido infelice, a cui la notte
Nè gli occhi grava, nè ’l pensiero alleggia;
Anzi maggior col tramontar del sole


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