Pagina:Eneide (Caro).djvu/243

Da Wikisource.
202 l’eneide. [195-219]

195Stavano con le terga ignudi ed unti,
Sì che tra l’olio e ’l sol lumiere e specchi
Parean da lunge. E già ne’ banchi assisi,
Tese a’ remi le braccia, al suon l’orecchia,
Aspettavano il segno. I cori intanto
200Palpitando movea disio d’onore,
E timor di vergogna. Avea la tromba
Squillato appena, che in un tempo i remi
Si tuffâr tutti, e tutti i legni insieme
Si spiccâr da le mosse. I gridi al cielo
205N’andâr de’ marinari. Il mar di schiuma
S’asperse intorno, e ’n quattro solchi eguali
Fu con molto stridor da’ rostri aperto
E da’ remi stracciato. Impeto pari
Non fer nel Circo mai bighe o quadrighe
210Da le carceri uscendo, allor ch’a sciolte
Ed ondeggianti redine gli aurighi
Ai volanti destrier sferzan le terga.
Le grida, il plauso, il fremito e le voci,
In favore or di questi ed or di quelli,
215Tra i curvi liti avvolte, e da le selve
E da’ colli riprese e ripercosse,
Facean l’aria intonar fino a le stelle.
     Nel primo uscire, il primo avanti a tutti
Si vide Gia, mentre la gente freme;


[135-152]