Pagina:Eneide (Caro).djvu/363

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322 l’eneide. [545-569]

545A Troiani? a banditi? E tu suo padre,
Tu così la collòchi? E non t’incresce
Di lei, di te, di sua madre infelice?
Ch’al primo vento ch’a’ suoi legni spiri,
Di così caro pegno orba rimasa
550(Come dir si potrà), da questo infido
Fuggitivo ladrone abbandonata,
Del mar vedrolla e de’ corsari in preda?
O non così di Sparta anco rapita
Fu la figlia di Leda? E chi rapilla
555Non fu Troiano anch’egli? Ah! dov’è, sire,
Quella tua santa invïolabil fede?
Quella cura de’ tuoi? quella promessa
Che s’è fatta da te già tante volte
Al nostro Turno? Se d’esterna gente
560Genero ne si dee; se fisso e saldo
È ciò nel tuo pensiero; se di Fauno
Tuo padre il vaticinio a ciò si stringe;
Io credo ch’ogni terra, ch’al tuo scettro
Non è soggetta, sia straniera a noi.
565Così ragion mi detta, e così penso
Che l’oracolo intenda. Oltre che Turno
(Se la sua prima origine si mira)
Per suoi progenitori Inaco, Acrisio,
E per patria ha Micene. A questo dire


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