Pagina:Eneide (Caro).djvu/395

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354 l’eneide. [95-119]

95Preghîere e voti; e supplicando vinci
De l’inimica Dea l’ira e l’orgoglio;
Ed a me, poi che vincitor sarai.
Paga il dovuto onore. Io sono il Tebro
Cerco da te, che qual tu vedi, ondoso
100Rado queste mie rive, e fendo i campi
De la fertile Ausonia, al cielo amico
Sovr’ogni fiume. Quel che qui m’è dato,
È ’l mio seggio maggiore; e fia che poscia
Sovr’ogni altra cittade il capo estolla.
     105Così disse, e tuffossi. Enea dal sonno
Si scosse; il giorno aprissi, ed ei col sole
Sorgendo insieme, al suo nascente raggio
Si volse umíle: e con le cave palme
De l’onda si spruzzò del fiume, e disse:
110Ninfe laurenti, ninfe ond’hanno i fiumi
L’umore e ’l corso; e tu con l’onde tue
Padre Tebro sacrato, al vostro Enea
Date ricetto, e da’ perigli omai
Lo liberate. Ed io da qual sia fonte,
115Che sgorghi, in qual sii riva, in qual sii foce
(Poichè tanta di me pietà ti stringe)
Sempre t’onorerò, sempre di doni
Ti sarò largo. O de l’esperid’onde
Superbo regnatore, amico e mite


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