Pagina:Eneide (Caro).djvu/454

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[420-444] libro ix. 413

420La regia villa. Or te, mio venerando
Fanciullo, abbraccio, agli cui giorni i miei
Van più vicini. Io te con tutto il core
Accetto per compagno e per fratello
In ogni caso; e nulla o gloria o gioia
425Procurerommi in pace unqua od in guerra,
Che non sii meco d’ogni mio pensiero
E d’ogni ben partecipe e consorte;
E ne le tue parole e ne’ tuoi fatti
Somma speme avrò sempre e somma fede.
     430Eurïalo rispose: O fera o mite
Che fortuna mi sia, non sarà mai
Ch’io discordi da me: mai non uguale
Lo mio cor non vedrassi a questa impresa:
Ma sopra agli altri tuoi promessi doni
435Questo solo bram’io: la madre mia,
Che dal ceppo di Prïamo è discesa,
E che per me seguire ha, la meschina,
Non pur di Troia abbandonato il nido,
Ma ’l ricovro d’Aceste, e la sua vita
440Stessa (a tanti per me l’ha rischi esposta).
Di questo mio periglio, qual che e’ sia,
Nulla ha notizia; ed io da lei mi parto
Senza che la saluti, e che la veggia.
Per questa man, per questa notte io giuro,


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