Pagina:Eneide (Caro).djvu/487

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446 l’eneide. [1242-1265]

Chè nè ’l valor, nè l’ira gli consente
Volgere il tergo, nè de’ cacciatori,
Nè di spiedi spuntar puote il rincontro;
1245Così Turno dubbioso o di ritrarsi
O di spingersi avanti, irato e lento,
Guardingo e minaccioso se n’andava:
E due volte avventandosi nel mezzo
Si cacciò de’ nemici; ed altrettante
1250Gli ruppe e salvo indietro si ritrasse.
Alfine in un drappello insieme accolte
Le teucre genti incontro gli si féro,
E di Saturno non osò la figlia
Di più forza prestarli; chè dal cielo
1255Giove a la sua sorella avea mandato
Iri a farne richiamo, e minacciarle,
Se Turno immantinente da le mura
Non uscia de’ Troiani. Or non potendo
Più ’l giovine supplire o con la destra,
1260Ch’era a ferir già stanca, o con lo scudo,
Che di dardi e di frecce era coverto;
L’elmo già spennacchiato, e l’armi tutte
Smagliate e fesse, con un nembo addosso
Di sassi per le tempie e d’aste a’ fianchi
1265Già da Memmo incalzato, alfin cedette.


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