Pagina:Eneide (Caro).djvu/531

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490 l’eneide. [1045-1069]

1045Ricovrossi d’Enea la finta imago,
E vi s’ascose. A cui dietro correndo
Turno senza dimora infurïato
Il ponte ascese. Era a la prora a pena
Che Giunon ruppe il fune, e diede al legno
1050Per lo travolto mare impeto e fuga.
     Intanto Enea, di Turno ricercando,
A battaglia il chiamava. Ed or di questo
Ed or di quello e di molti anco insieme
Facea strage e scompiglio; e la sua larva,
1055Poichè di più celarsi uopo non ebbe,
Fuor de la nave uscendo, alto levossi,
E con l’atra sua nube unissi e sparve.
     Turno, così schernito, e già nel mezzo
Del mar sospinto, indietro rimirando.
1060Come del fatto ignaro, e del suo scampo
Sconoscente e superbo, al ciel gridando
Alzò le palme, e disse: Ah dunque io sono
D’un tanto scorno, onnipotente padre,
Da te degno tenuto? a tanta pena
1065M’hai riservato? ove son io rapito?
Onde mi parto? chi così mi caccia?
Chi mi rimena? e fia ch’un’altra volta
Io ritorni a Laurento? e ch’io riveggia
L’oste più con quest’occhi? e che diranno


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