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Pagina:Eneide (Caro).djvu/534

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[1120-1144] libro x. 493

1120Occise dopo questi il frigio Evante:
Poscia Mimante ch’era pari a Pari
Di nascimento, e d’amor seco unito.
D’Àmico nacque, e ne la stessa notte
Teána la sua madre in luce il diede,
1125Che diè Paride al mondo Ecuba pregna
Di fatal fiamma. E pur l’un d’essi occiso
Fu ne la patria e l’altro sconosciuto
Qui cadde. Era a veder Mezenzio in campo
Qual orrido, sannuto, irto cignale
1130In mezzo a’ cani allor che da’ pineti
Di Vèsolo, o da’ boschi o da’ pantani
Di Laurento è cacciato, ove molt’anni
Si sia difeso; ch’a le reti aggiunto
Si ferma, arruffa gli omeri e fremisce
1135Co’ denti in guisa che non è chi presso
Osi affrontarlo, ma co’ dardi solo,
E con le grida a man salva d’intorno
Gli fan tempesta. Così contra a lui
Non s’arrischiando le nemiche squadre
1140Stringere i ferri, le minacce e l’armi
Gli avventavan da lunge; ed ei fremendo
Stava intrepido e saldo, e con lo scudo
Sbattea de l’aste il tempestoso nembo.
     Di Còrito venuto a questa guerra


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