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Pagina:Eneide (Caro).djvu/54

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[283-307] libro i. 13

Altri poscia d’intorno ad altri fuochi
(Come quei che di vitto avean disagio,
285E le biade trovâr corrotte e molli)
Si dier con vari studi e vari ordigni
A rasciugarle, a macinarle, a cuocerle.
     Intanto Enea sovr’un de’ scogli asceso,
Quanto si discopria con l’occhio intorno,
290Stava mirando se alcun legno fosse
Per alcun luogo apparso, o quel d’Anteo,
O quel di Capi, o pur quel di Caíco
Che in poppa avea la più sublime insegna.
Nïun ne vide: ma ben vide errando
295Gir per la spiaggia tre gran cervi, e dietro
D’altri minori innumerabil torma,
Ch’in sembianza d’armenti empían le valli.
Fermossi: e pronto a cotal uso avendo
L’arco e ’l turcasso (chè quest’armi appresso
300Gli portava mai sempre il fido Acate)
Diè lor di piglio: e saettando prima
I primi tre, che più vide altamente
Erger le teste e inalberar le corna,
Contra ’l volgo si volse; e ’l lito e ’l bosco,
305Ovunque gli scorgea, fulgurò tutto.
Ne cacciò, ne ferì, strage ne fece
A suo diletto: nè si vide prima


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