Pagina:Eneide (Caro).djvu/574

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[670-694] libro xi. 533

670E glorïoso spirito sarebbe
Chi, per ciò non veder, morto si fosse.
Ma se le nostre forze ancor son verdi,
La nostra gioventù florida, intatta,
Disposta e pronta a l’armi; e per sossidio
675I popoli d’Italia e le cittadi
Son con noi tutte; e s’a’ nemici ancora
Sanguinosa, dannosa e poco lieta
È questa gloria; ed han de’ morti anch’essi
La parte loro; e la tempesta è pari
680D’ambe le parti; a che nel primo intoppo
Con tanto scorno, a noi stessi mancando,
Gittarne a terra? a che tremare avanti
Che la tromba si senta? A la giornata
Il tempo stesso, il varïar de’ casi,
685L’industria, le vicende, il moto e ’l giuoco
Potria de la fortuna in molte guise,
Come suol l’altre cose, ancor le nostre,
Cangiando, risarcire, e porre in saldo.
Non avrem Dïomede in nostro aiuto;
690Avrem Messápo; avremo il fortunato
Tolunnio; avrem tant’altri incliti duci
Di tant’altre città. Nè di men gloria,
Nè di minor vertù saranno i nostri
Di Laurento e di Lazio. Avrem Camilla,


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