Pagina:Eneide (Caro).djvu/91

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50 l’eneide. [1208-1227]

Rendon vaga la luna e buio il sole;
Come prima si fer gli uomini e i bruti;
1210Com’or si fan le piogge e i venti e i folgori:
Cantò l’Iäde e l’Orse e ’l Carro e ’l Corno,
E perchè tanto a l’Oceáno il verno
Vadan veloci i dì, tarde le notti.
     Un novo plauso incominciaro i Tiri:
1215Seguiro i Teucri: e l’infelice Dido,
Che già fea dolce con Enea dimora,
Quanto bevesse amor non s’accorgendo,
A lungo ragionar seco si pose
Or di Priamo, or d’Ettorre, or con qual’armi
1220Venisse a Troia de l’Aurora il figlio,
Or qual fosse Diomede, or quanto Achille.
Anzi, se non t’è grave, alfin gli disse
Incomincia a contar fin da principio
E l’insidie de’ Greci, e la ruina
1225E l’incendio di Troia, e ’l corso intero
Degli error vostri: già che ’l settim’anno
E per terra e per mar raminghi andate.


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