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introduzione 35

in faccia ad immagini ingegnose, se si vuole, ma anche un po’ grossolane; il loro carattere primitivo e circoscritto conferisce loro d’altronde scarso valore scientifico, sicchè, nonostante la curiosa riproduzione delle figure cariocinetiche ottenute da Bütschli, pochi biologi sono disposti a scorgere in siffatti modi di vedere qualcosa di più di ammirevoli analogie; pochi le credono capaci di essere spinte molto innanzi suggerendo la scoperta di fatti nuovi. Da ciò la grande differenza che separa tali teorie dalle ontologie metafisiche, dove la rappresentazione più larga dà all’autore l’illusione di aver colto nella sua interezza tutta la realtà, o un dominio di essa.


Molto più vicine alla Metafisica appariscono invece le teorie generali sulla costituzione delle cellule germinali, teorie che prendono le mosse dalla constatata insufficienza delle nozioni fisico-chimiche sulla struttura del plasma, in quanto almeno queste ci apprendono soltanto il numero o la qualità delle sue parti componenti, ma non i fenomeni speciali della vita che risultano dalla disposizione e dall’aggruppamento loro.

Nonostante lo stato molto più arretrato, queste teorie presentano nella costruzione una notevole analogia colle rappresentazioni fisiche, analogia tanto più spiccata nelle vedute moderne, allontanatesi dal fisicismo. Come i fisici hanno creato gli eteri e i fluidi a somiglianza dei corpi solidi, liquidi o gassosi, combinandone le proprietà a seconda dei fatti da spiegare, così i biologi hanno cercato di foggiarsi una rappresentazione della cellula germinale ad immagine di quella degli aggregati di animali unicellulari, o dei cormi, o addirittura delle società animali organizzate.

Essi ci rappresentano invero la cellula come un aggregato o un organismo di particelle cui sono tratti ad attribuire già certe proprietà elementari della vita; le parole stesse che usano per denotare le mutue azioni e reazioni di codeste particelle alludono chiaramente ad una siffatta rappresentazione.

Questo almeno è il carattere fondamentale delle più recenti teorie che il Delage chiama micromeriste e organiciste. Teorie scientifiche, si dice, non metafisiche; chè infatti esse non pretendono di costituirsi in sistemi universali, ma s’innestano invece sopra la rappresentazione atomica della materia; chè non si perdono nelle nebbie mistiche dell’antico animismo, nè tentano in alcun modo di porgere una spiegazione trascendente della vita.

Teorie positive, dice ancora taluno, perchè non perdono di vista i fatti e, secondo le osservazioni e le esperienze, vanno adattandosi e trasformandosi; ma codesto aggettivo non suona così, nella bocca dei biologi, secondo la sua rigorosa accezione, conformemente allo spirito comtiano che condanna le teorie della elettricità e della luce, e la stessa teoria atomica, pur dotate, in questo senso, di maggiore positività.

Positiva veramente non può dirsi una teoria, se non quando consista