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la meccanica 217



§ 10. Concetti fondamentali.

Lo sviluppo della Meccanica pone in luce, oltre ai concetti di spazio e di tempo, i concetti fondamentali di: punto materiale, forza, movimento, massa e legami.

I concetti nominati si presentano generalmente connessi a certe rappresentazioni, e quando si sia eliminato l’elemento subiettivo, resta in essi un insieme di rapporti, che si presentano come supposizioni implicite. I principii meccanici, propriamente detti, pongono fra i concetti stessi delle relazioni che costituiscono le ipotesi esplicite della Meccanica.

Codeste relazioni permettono di definire formalmente qualcuno dei suddetti concetti per mezzo dei rimanenti. Si ha così una riduzione che viene proseguita da taluni tanto innanzi da condurre ad una interpretazione nominalistica della Meccanica.


§ 11. Nominalismo matematico.

La tendenza al nominalismo, che investe oggi tutti i dominii della Fisica teorica, merita qualche speciale considerazione.

Codesta tendenza costituisce in un certo senso il pericolo correlativo ai vantaggi di un’applicazione sempre più estesa delle Matematiche, ed ha come causa determinante particolare una illeggittima estensione dei criteri formali della critica, che sembra generare un falso concetto del rigore scientifico.

Il rigore fisico chiede che le conoscenze vengano appoggiate al massimo numero di fatti, controllate colla massima varietà di prove, e che le relazioni enunciate sieno sempre accompagnate da uno specchio di dati sperimentali, onde desumere il grado di approssimazione secondo cui esse possono tenersi valide.

Una rappresentazione matematica della realtà fisica atta a soddisfare a tali requisiti, sarebbe fornita da una analisi di approssimazione come quella che ha formato oggetto delle interessanti meditazioni del Robin. Ma generalmente riesce utile sotto diversi aspetti, e talora può dirsi necessario, di procedere più speditamente ad un’astrazione preliminare di un certo gruppo di dati empirici, enunciando come postulati le relazioni che nella loro forma semplice ed esatta sono supposte rappresentare la parte più notevole dei rapporti reali, e rigettando quindi sull’intiera teoria gli errori provenienti dalle piccole differenze trascurate.

Un corpo di dottrina così costituito può assorgere ad una forma concettuale ben definita, per modo che lo sviluppo deduttivo si compia in esso rigorosamente, senza alterare il contenuto delle ipotesi. Ma per contro, nei riguardi della realtà, la teoria sviluppata rimane sempre una rappresentazione approssimata; i postulati appariscono affetti da un errore, che soltanto