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326 capitolo vi

quanto nella sua efficienza pratica relativamente allo stato attuale della Scienza, si aggiungono implicitamente le seguenti ipotesi:

3) che la discriminazione analitica delle cause fisiche dei fenomeni della vita possa ridursi ad un numero di elementi non troppo grande:
4) che le condizioni notevoli di cui si deve tener conto nella causalità fisica, non vengano alterate ove si considerino gli stessi fenomeni nell’ambito della vita.

Ora appunto a quest’ultima veduta contraddicono i resultati degli studii di cinquant’anni; i quali infirmano perciò il fisicismo, nel senso pratico che viene definito dalle precedenti richieste, all’infuori della credenza in un progresso remotissimo.

Risulta infatti che non si può trattare la Fisica biologica facendo astrazione dalla condizione essenziale della vita.

Soltanto pochi rapporti fisici generali, sovrastanti alla varietà delle condizioni, si trovano verificati senza mutamento nel dominio biologico; tali p. es. la conservazione della materia o dell’energia. Ma nelle leggi meno estese che si riferiscono alla diffusione o all’osmosi o alla conducibilità elettrica ecc. si incontrano ad ogni passo eccezioni e contraddizioni apparenti.

Ecco qui una torpedine, vivente bottiglia di Leyda, la cui carica elettrica si compie in circostanze paradossali. Mentre il funzionamento delle macchine elettriche è impedito così facilmente dall’umidilà dell’isolatore, vediamo una carica che non si perde nell’acqua circostante di cui pure i tessuti dell’animale sono imbevuti!

Non si potrebbe negare o attenuare l’importanza di simili fatti ben accertati quand’anche si trattasse di rare eccezioni, ma a fortiori dobbiamo tenerne conto dato il loro numero e la loro rilevante frequenza, e dato che si tratta di differenze le quali si palesano già nei primi gradi della vita. La Fisiologia generale della cellula, quale Max Verworn ce la presenta nel suo eccellente trattato, e la Fisica dei tessuti, ne porgono esempii molteplici e caratteristici.

Citiamone uno soltanto. Le cellule vive della vessica impediscono la diffusione dell’acqua; eppure non si trova una membrana impermeabile che spieghi l’ostacolo! Bisogna dire che un tessuto umido si oppone al passaggio dell’acqua in forza della vita, poichè perde questa proprietà tostochè sopravviene la morte.

Fenomeni di tal genere possono sempre conciliarsi con un fisicismo teorico, ove si postuli il sovrapporsi di rapporti troppo complessi per essere decomposti negli ipotetici elementi fisici; ma essi suggeriscono un atteggiamento positivo del pensiero che, rinunziando almeno provvisoriamente ad una spiegazione analitica, si volge ad una spiegazione sintetica nella quale il fatto di vivere sia preso come condizione fondamentale ad esprimere il resultato medio delle circostanze elementari sovrapposte.