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Pagina:Enriques - Problemi della scienza, 1906.djvu/96

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84 capitolo ii

mente alla quantità della sostanza disciolta, al volume del solvente e alla sua temperatura (densità = concentrazione).

Come si manifesterà la pressione di una soluzione?

Quando abbiamo un gas in un recipiente messo nel vuoto, la pressione sulla superficie si rende facilmente manifesta, in quanto si ha una forza che agisce normalmente alla superficie stessa dall’interno verso l’esterno. Ma se nel recipiente suddetto si avessero due gas, mescolati, codesta forza si presenterebbe come la somma delle pressioni di ciascuno di essi, che, in questo caso, non riusciremmo a distinguere. Supponiamo tuttavia che la superficie del recipiente lasci passare uno dei due gas, ma non l’altro; il primo si metterà in equilibrio coll’ambiente esterno, e la forza agente sulla superficie dall’interno verso l’esterno ci darà la pressione del secondo.

Questa condizione si può analogicamente riportare ad una soluzione. Istituiamo, a tale scopo, un’esperienza ideale.

Si abbiano due vasi comunicanti nei quali si trovi un liquido, p. es., dell’acqua; questa si disporrà in essi alla medesima altezza, secondo la legge dell’equilibrio idrostatico. Il suddetto equilibrio non viene disturbato se i due vasi sono separati da un setto permeabile all’acqua.

Ora fra i setti permeabili all’acqua se ne trovano siffatti che non lasciano passare una sostanza disciolta. Se dunque si hanno due vasi comunicanti pieni d’acqua, in uno dei quali si trovi una soluzione, i due vasi siano separati da un cotal setto semipermeabile, la pressione della soluzione, dovuta agli urti delle particelle mobili che la costituiscono, si eserciterà sopra il setto. Come potremo misurarla?

Immaginiamo che il setto possa muoversi in uno dei due vasi (di forma cilindrica) a guisa di stantufo. Noi lo vedremo spostarsi per modo da aumentare il volume della soluzione. Per impedire lo spostamento occorre esercitare sul setto, nel senso inverso, una forza, la quale misura appunto la pressione che vogliamo determinare.

Siano A e B i due vasi; A contenga la soluzione; sia s il setto al quale sia unita un’asta che sostenga un cilindro solido b di raggio quasi uguale a B (come mostra la figura), ed avente una densità uguale a quella dell’acqua in cui è immerso. Il cilindro b si solleverà, in parte, al di sopra della comune superficie di livello dell’acqua nei vasi A e B, ed il peso della parte emersa ci darà la pressione esercitata dalla soluzione su s, tostochè si abbia una condizione d’equilibrio.

Ma l’equilibrio del nostro sistema, su cui agiscono forze esterne ed interne, esige che queste e quelle separatamente si equilibrino.

L’emersione del cilindro b assicura l’equilibrio delle forze interne. Perchè sussista quello delle forze esterne, deve essere verificata la condizione espressa