Pagina:Epistole di Dante Allighieri.djvu/47

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LETTERE 3

AL REVERENDISSIMO IN CRISTO PADRE, DE' SIGNORI SUOI SIGNORE CARISSIMO, NICCOLÒ PER LA CELESTIALE MISERICORDIA VESCOVO D'OSTIA E VELLETRI, LEGATO DELLA SEDE APOSTOLICA, E DELLA SACROSANTA CHIESA ORDINATO PACIERE DI TOSCANA, ROMAGNA E MARCA, E DELLE TERRE E PARTI D'INTORNO, I DEVOTISSlMI FIGLIUOLI ALESSANDRO CAPITANO, IL CONSIGLIO E IL COMUNE DE' BIANCHI DI FIRENZE CON OGNI DEVOZIONE E PRONTEZZA LE LORO PERSONE RACCOMANDANO.

1. Ammoniti de' salutari comandamenti, e dall'apostolicà pietà dimandati, rispondiamo al contesto della sagra voce che ne indirizzate, dopo i grazioni consigli. E se ne fosse apposto difetto di negligenza o d'infingardìa, la vòstra santa discrezione scemi la misura del giudicare; e considerando quali e quante deliberazioni e risposte sieno necessarie alla nostra fratellanza per procedere come si conviene, serbando lealtà di consorzio, e disaminate altresì le ragioni che qui tocchiamo, ove per avventura sembrasse aver noi mancato alla debita prestezza, come figliuoli non ingrati supplichiamo che la sovrabbondanza di vostra bontade ne sia cortese di perdono.

2. Vedemmo dunque le lettere della pietosa paternità vostra, le quali consuonando a tutti nostri desiderii, incontanente diffusero nelle nostre menti tanta letizia, quanta non potrebbe né voce né intelletto umano misurare. Imperciocché quella salute della patria, alla quale con ardentissimo affetto eravamo intenti, quasi per lo desiderio sognando, ora nell'ordine delle vostre lettere sotto paterna ammonizione più volte a noi si promette. E per qual altro fine a civil guerra corremmo? A che levammo al vento le candide nostre insegne? E le nostre spade e lance per qual'altra impresa rosseggiavano, se non perché coloro, i quali con folle presunzione aveano spezzati i diritti civili, sottomettessero il collo al giogo di pietosa legge, e alla pace della patria per forza si conducessero? Perché la punta legittima della nostra intenzione, dal nervo che tendevamo scoccando, al solo riposo, alla sola libertà del popolo fiorentino mirava, mira, e mirerà nel tempo avvenire. Ora se per benefizio a noi gratissimo vegliate con tanta cura, e ponete cosi vivo studio affinché i nostri avversarii tornino ai solchi di buona cittadinanza, chi sarà sì ardito di renderne a voi grazie condegne? Non é ciò possibile a noi, né a quanta fiorentina gente trovasi in terra. Ma se in cielo é pietà che proveda a rimunerare colali benedette opere, ella ne renda a voi le giuste mercedi, a voi che di così nobile città vestiste misericordia, e i profani litigii de' cittadini correte a spegnere.

3. Certamente da poi che per frate L., uomo di santa religione, persuasore di cittadinanza e di pace, fummo da voi ammoniti e istantemente richiesti, come annunziavano le stesse vostre lettere, di por termine ad ogni assalto e ardimento di guerre, e di commettere in tutto le nostre persone nelle paterne vostre mani, noi figliuoli a voi devotissimi e amici