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35 EPISTOLA VI. AI FIORENTINI. ( 1311 ) ARGOMENTO. E, rrano le armi d’Arrigo intorno a Brescia, quando Dante che prima del loro apparire in Italia area dimandato umilmente la grazia del ritorno, e scritta al Comune di Firenze la mansueta epìstola «Popule meus, quid feci tibi?» sollevato l’animo per la nuova fortuna, e giudicando la sua parte vittoriosa nel sostegno di Cesare ( il che non avvenne, morto Arrigo 29 mesi dopò In Buoncon vènto ), cangiò quella umiltà di preghiere in acerba fierezza di rimproveri contra i Fiorentini, che appella scelleratissimi.. Ogni più salda ragione di giurisprudenza, di filosofia, e particolarmente di teologia Concorre in questo tesoro d’eloquenza a provarci come essendo per volontà divina comandato agli uomini d’ubbidire a Cesare, male operò Firenze in contrastargli, e ricoglierà pessimo frutto di sua superbia. Al J. XI della Prefazione si son già dette altre cose a questa lettera concernenti." «