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Antonino, motteggiandolo, e talora anche con villania. Ed avendo spiato che viveva lautamente e si beffava de’ cibi grossolani, de’ quali egli soldatescamente faceva sfoggio, e che vestiva eziandio di vesti cittadinesche, lo rampognava, tacciandolo di codardo e di femminile, e alcune volte infieriva a segno di minacciargli la morte. Dalle quali insolenze Macrino ne andava fortemente esacerbato. Intanto accadde cosa che levò dal mondo lo scellerato principe. Era egli avidamente curioso, e non solo pascea tal passione col ricercare i fatti degli uomini, ma scrutinava eziandìo i misterj celesti e infernali. E parendosi circuito da insidie, dava attentissima mente a tutti gli oracoli, tirati intorno a se magi, astrologhi, indovini, e tutti gli architetti di somiglievoli babuaggini. Ma, sospettando anche di loro come se storcessero le divinazioni per adularlo, fa una lettera ad un tal Materniano, sotto la cui diligenza e cura avea affidato il governo della città, al quale come al più fedele degli amici avca sempre confidato ogni suo segreto; e in questa gl’impone di fare esattissima ricerca de’ più celebri professori di magia, e per incantesimi merchi della sua fine é delle insidie che si tramano contro l’imperio. Materniano si prestò a soddisfarlo: e, o che in verità lo rilevasse dal diavolo, o pure fosse per odio che