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guardie, che per ovunque seguiva Antonino. Il fratello di costui era stato pochi giorni innanzi giustiziato per ispionaggio e senza il menomo processo, ed esso beffeggiato di codardia e poltronaggine, e per derisione appellato amico di Macrino. Macrino dunque che il sapea vinto da disperato dolore per la morte del fratello, e per quegli scherni furibondo, il fa a se venire, e come a suo devoto e obbligato, gli persuade che più presto che può apposti Antonino e lo ammazzi. Marziale, commosso dalle promesse, e dall’odio e desiderio di vendicare il fratello incitato, gli si mostrò tutto pronto a obbedirlo tosto che glie se ne presentasse l’occasione. É questa non molto dopo gli si offerse; perchè trovandosi Antonino a Gazza città di Mesopotamia, esci di palazzo, e s’incamminò al tempio della Luna che non ne dista grande strada, e che quei del paese hanno in grandissima venerazioue. E per, quel tratto di cammino trasse seco per non disagiar tutto l’esercito una scorta di pochi cavalli affin di sollecitamente tornarsene, fatti che avesse i suoi sagrifizj all’Iddio. A mezza via, essendoglisi smosso il corpo, fece porre in disparte la scorta, ed esso accompagnato da un solo servitore, si discostò per fare i suoi bisogni. Nel ritirarsi che fecero tutti, e più che poteano lontani per ossequio e riverenza, Marziale