Pagina:Erodiano - Istoria dell'Imperio dopo Marco, De Romanis, 1821.djvu/180

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ch’ansiosa di vederlo dì e notte lo chiamava. Se ne stava egli ozioso in Antiochia, ove fattasi crescere la barba, procedeva contro il consueto con passi tardi e gravi, e a quei che lo accostavano rispondea sì sotto voce che a grande stento si udiva, dandosi a credere d’imitare a questa guisa il buon Marco, cui in niuna cosa somigliava. Imperocché di giorno in giorno maggiormente infemminendo, era sempre intorno a’ comedianti e ballerini, e senza badare al governo, puttaneggiava con ornamenti di fibbie e cinture tempestale di ori e di gemme. Questi vizj di lussuria faceano schifo a’ romani, e a’ barbari si pareano più proprj di meretrice che di principe. Sicché, ponendovi mente, se ne sdegnavano, facendosi beffe di quel viver molle e disconvenevole a uomo militare: e, confrontando l’indole bizzarra e guerriera di Antonino con le laidezze di lui, fremeano di rabbia, vedendosi racchiusi sotto le tende a sì gran tratto dalla patria, e spesse volte senza avere con che soddisfare a’ primi bisogni. E, non si vedendo licenziare dopo firmata la pace, prima bisbigliavano di dover essere spettatori di quelle femminili sue laidezze, quindi, rotto ogni freno, ne dicevano vituperj, e si mostravano ansiosi che si presentasse loro un pretesto per levarselo dinanzi.