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sendo consigliato di gire a Roma dopo la disgrazia, quando avrebbe dovuto farlo dapprima. Impedito dunque dalle proprie determinazioni e dalla fortuna, gli fu forza morire col figliuolo Diadomeno, cui aveva già dato il nome di Cesare.

Ma poiché Antonino fu da tutto l’esercito, che si era posto sotto le sue insegne, salutato imperadore, e, preso in mani il governo, ebbe dato sesto a’ più importanti affari dell’oriente, conformandosi (per essere esso assai giovine e senza esperienza) a’ consigli della nonna e degli amici che gli erano intorno, senza perder tempo intimò la partenza a suggestione di Mesa ch’era in ismanie di tornare in Roma a palazzo ove si era invecchiata. Ma, venuta la notizia dell’accaduto all’orecchia del senato e popolo romano, non si può dir quanto ne fossero rattristati. Era però indispensabile l’obbedire e chinare il collo a quella elezione voluta dall’unanime consentimento de’ soldati, e si restrinse il loro rammarico a sfogarsi contro Macrino, la cui imprudenza ed effemminata mollezza erano stati di tanto male cagione.

Antonino, partitosi di Siria , si vide necessitato dalla stagione a svernare in Nicomedia. Ove subito cominciò a fare le pili grandi pazzie, celebrando fuor di proposito sagrifizj e festini in onore del dio cui era consagrato. Vi andava in