Pagina:Erodiano - Istoria dell'Imperio dopo Marco, De Romanis, 1821.djvu/208

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primieramente m’ingegnai di persuaderlo per lettere a non esser sì pazzamente cupido dell’altrui. Ma egli, infellonendo con insolenza barbarica, si gittò fuori de’ suoi stati, provocandoci alla guerra. Non indugiamo dunque, ma ci affrettiamo di venir seco alle mani, ponendo mente co’ vecchi soldati alle vittòrie che sotto Severo, ed Antonino mìo padre abbiam di loro riportate, e co’ giovani intendiamo a cuoprirci della medesima gloria, per far palese che sapp iam contenerci con moderazione nella pace, e, bisognando, guerreggiar da valorosi la guerra. Imperocché se i barbari infieriscono appresso a quelli che mostrano temergli, incodardiscono egualmente innanzi a coloro che volgon loro la fronte. Ned essi si riprometton vittoria col pettoreggiare il nemico, ma scorrazzando e fuggendo, sipajon far molto se son riesciti a rubare. Noi però siam di tutto provisti, nè ci occorre di apprender l’arte di vincerli e di sbaragliarli. Il discorso di Alessandro fu accolto da’ soldati con grida di gioja, e tutti si mostrarono prontissimi a uscire in campagna. Egli allora, dato loro doppio soldo, comandò che si disponessero a marciare. Dipoi tenuto a un dipresso il medesimo discorso in senato prefisse il giorno della partenza. E questo venuto, celebrò il sagrifizio, e accompagna-