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Pagina:Erodiano - Istoria dell'Imperio dopo Marco, De Romanis, 1821.djvu/268

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ro vini, e ch’avendo il concavo delle navi si sarebbero potute collegare insieme e far galleggiare sulle acque: nè vi essere a temere si affondassero, quando le si fossero bene concatenate, e con gente assai potersi ancora inzavorrare, e con rami e terra render ferme e sodissime. Dato luogo a questo proggetto ed eseguilo, passarono tosto i soldati all’altra ripa, e posero fuoco a’ sobborghi che trovarono abbandonati, guastarono tutte quelle cose che abbelliano il paese, ed in ispezie gli alberi e le viti, che accoppiandosi insieme ed in simmetria, si elevavano altissime, e, ricogliendosi in giro di corone, faceano parere quel contado tutto giojoso e festivo. L’esercito però dopo avere svelto tutto fin dalle barbe, se ne venne tosto sotto le mura. Si trovando però spossato, non credette l’imperadore di dar subito l’assalto, ma posta la truppa fuor del tiro, e divisala in più battaglioni, e assegnata a ciascuno la sua parte di muro, concedette loro un solo giorno di riposo. Quindi, posta mano all’espugnazione, fe’ assalire le mura, conducendovi ogni spezie di macchine e di ordigni, e non lasciando indietro alcuno di quei modi che sono suggeriti dall’arte. Non passava giorno che più volte non si azzuffassero. Imperocché quei di fuori, avendo irretito di ogni Iato la città, la batleano fortemente e tutti pieni di ardo-