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     Del nevicoso Olimpo, ove han leggiadro
     Ostello e vaghe danze (e ove con esse
     Nei dì lor sacri stan le Grazie e Amore
     E cantano, dischiuso il dolce labbro,
     Le leggi delle cose e degli Eterni
     Lodan l’indole santa). Indi gioiose
     Di lor voce soave e immortal canto,
     Mossero in ver l’Olimpo, e i lor concenti
     L’ombrosa terra ripeteva, e dolce
     Sotto i lor piedi un murmure si fea,
     Mentre ne gíano al genitor; e lui
     Signor del tuono e dei fiammanti strali,
     Lui sovrano, già vinto il padre Crono,
     E lui sagace partitore ai Divi
     D’uffici e onor cantavano le Muse
     Abitatrici dell’Olimpo. E nove
     Son queste figlie del gran Giove: Clio,
     Eüterpe, Melpomene, Talia,
     Tersicore, Polinnia, Erato, Urania,
     E Calliopéa che l’altre in pregio avanza;
     Ch’ella dei saggi re sull’orme incede,

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