Pagina:Esiodo - Poemi, 1873.djvu/165

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     Ed un cantore delle Muse alunno
     Canti le glorie dei mortali antichi,
     E i sempiterni abitator d’Olimpo,
     Posar sue doglie sente l’infelice
     E scorda i mali: perocchè repente
     Il duol gli ammorza delle Muse il dono.
Figlie di Giove, vi saluto: un dolce
     Cantico m’inspirate. Or voi mi dite
     Dei Divi eterni la progenie santa,
     Cui generò la Terra e lo stellato
     Cielo, e la Notte intenebrata, e quelli
     Che il salso mar nutrì: ditene come
     Principio ebber gli Dei, la Terra, i fiumi,
     Il vasto mar coi ribollenti flutti,
     Le stelle rilucenti e il soprastante
     Immenso cielo, e com’ebbero inizio
     Gli Dei di beni largitori, e come
     Si divisâr dell’universo i regni
     E i varii ministeri, e come in prima
     Nel sinüoso Olimpo ebbero seggio.
     Muse d’Olimpo abitatrici, queste

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