Vai al contenuto

Pagina:Esiodo - Poemi, 1873.djvu/185

Da Wikisource.

– 155 –

     Poi che la Terra e lo stellato Urano
     Detto gli avean, per lui pur sì possente
     Fermo aver il Destin, che da un suo figlio,
     Dall’armi del gran Giove ei fora domo.
     Ond’egli non invan stava in vedetta,
     E insidïoso s’ingollava i figli
     Con dolore indicibile di Rea.
Or quando di sgravarsi era in procinto
     Di Giove, padre di mortali e numi,
     Ai cari genitori, allo stellato
     Urano ed alla Terra ella richiese
     Supplichevole il modo, onde potesse
     Occulta partorirlo, e trar vendetta
     Dell’empio padre che struggeasi i nati.
     Quelli udiro la figlia, e la fêr paga.
     Conto il fato di Crono essi le fenno,
     E del possente nascituro, e in Litto
     La mandaro, di Creta opimo suolo,
     Quand’ella il magno Giove, ultima prole,
     Dovea dare alla vita; e la gran Terra
     Nell’ampia Creta accolselo e nutrillo,12

558 – 480

12