Insidïoso e all’uom fatale apparve.
Chè d’esso nacque la feminea prole,
D’esso l’esizïal genia donnesca,
Tormento all’uom che le soggiorna al fianco,
Impazïente di penuria e amica
Del lusso. Come fuchi in arnie chiuse,
Compagni sol per consumare, il frutto
Si divoran dell’api; e mentre queste
Dal sorgere dell’alba al sol cadente
Faticano a costrurre i crocei favi,
Poltrono quelli nel sicuro tetto,
E dell’altrui fatiche empionsi il ventre;
Tal le donne malefiche compagne
Diede all’uom per punirlo il Dio tonante.
E male aggiunse a mal: se l’uomo fugge
Imene, e della donna il reo talento
Sposar ricusa, giunto alla cadente
Senile età non ha chi lo conforti.
Infra dovizie ei viva pur; ma quando
Muore, sangue non suo ne sperde i beni.
Pur chi amica ha la sorte, e donna egregia
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