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che in tempi comparativamente vicini le opere di Dante non giunsero a noi in tutta la purezza della loro prima impronta. Benedetta perciò la stampa e la mente di chi la inventò; per essa il pensiero e la parola traversano inalterati i secoli.

XXXVI.

Raccogliere i giudizi sul merito dei poemi di Esiodo, e le lodi che gli scrittori d’ogni tempo tributarono al poeta, sarebbe cosa ben lunga. Non vi fu storico, non filosofo, non critico, che non abbia encomiato la morale della sua dottrina attinta alle fonti più pure, il candore quasi primitivo della forma e dello stile. Cicerone1 consiglia il figlio Lepta a impararne i precetti. Fra i moderni Leopardi compendia ogni lode dicendo: «Tanto è soave che v’inamora.»2

  1. Fam., VI, 18.
  2. Stud. filol., l, c.