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114 ESPERIEN. INT. AGL’INSETTI

fiche speculazioni, ma sopra ’l tutto maravigliosamente felice nell’inventiva degli ardui problemi della più nobile e più sublime geometria; ha egli dunque tenuta questa opinione nel suo degnamente celebratissimo libro della generazione degli animali alla proposizione settantesimaquinta e settantesimasesta, dove ammette che dal corpo corrotto de’ ranocchi e convertito in terra si generino nuovi ranocchi. Io per ora non mi sento inclinato a crederlo, non avendo per esperienza veduto cosa che mi appaghi pienamente l’intelletto; son però sempre prontissimo a mutare opinione, e tanto più se quelle rane mentovate da Plinio fossero state azzannate e morse da qualche idro, o vero da qualch’altro loro inimico serpentello della razza velenosa di quegli che dal nostro divino Poeta nella settima bolgia dell’Inferno furon riposti,

Ed ecco ad un, ch’era da nostra proda,
     S’avventò un serpente che ’l trafisse
     Là dove ’l collo alle spalle s’annoda.
Nè o si tosto mai, nè i si scrisse,
     Com’ei s’accese ed arse, e cener tutto
     Convenne che cascando divenisse:
E poi che fu a terra sì distrutto,
     La polver si raccolse, e per sè stessa
     In quel medesmo ritornò di butto: